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DJ Fabo

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Una "sconfitta per la società". È così che la Santa Sede definisce la vicenda di Fabiano Antoniani, morto in Svizzera, assistito, e per tutti noto come dj Fabo. "Questa tristissima vicenda deve spingerci a riflettere. Guardo con grande apprensione e vicinanza a chi dice 'non ce la faccio più', lo comprendo. Mi sdegna la società che non riesce a star vicino, ad aiutare, e non riesce a far capire che l'altro è importante, e a farlo sentire utile", dice il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, arcivescovo Vincenzo Paglia.

Questo è anche il pensiero del presidente della Cei, Angelo Bagnasco, "è una sconfitta grave e dolorosa per tutta la società, per tutti noi, perché la vita umana trae spunto, forza e valore anche dal fatto di vivere dentro delle relazioni di amore, di affetto, dove ognuno può ricevere e può donare amore. Fuori da questo è difficile per chiunque vivere, la solitudine uccide più di tutto il resto". La preghiera, la vicinanza della chiesa ma l'eutanasia resta un concetto proibito. "Ognuno di noi riceve la vita, non se la da e questo è evidente e pertanto ne siamo dei servitori, dei ministri. Responsabili, intelligenti, ma senza potere mai dominare la vita nostra e tanto più degli altri".

Lo ribadisce lo stesso monsignor Paglia, considerato il 'ministro' vaticano della bioetica: "La vita è un dono, la vita va custodita, va sostenuta, va aiutata, va sempre difesa: e questo vale per la vita di chi deve nascere, per la vita di chi è condannato a morte, per quella di chi è condannato dalla fame, per quella di chi è condannato dalla violenza" e ancora, "il problema non è la vita in astratto, ma le persone. Vanno difese le persone perché vivano nel miglior modo possibile, sempre, in qualsiasi situazione si trovino. Per il responsabile dell'Accademia per la Vita, "condannare alla morte è una sconfitta per la società, anche nei casi in cui è permesso dalla legge. Togliere la vita a un innocente, di qualsiasi età, è sempre una sconfitta".

Sempre secondo mons. Paglia, poi, autore del libro 'Sorella morte, in cui invita a un dibattito sereno su questi temi, sulla legge sul fine vita in discussione in Parlamento "c'è una grande confusione, che è frutto di un'ignoranza davvero spesso su queste tematiche" ma "bene il confronto su questi temi, e si arrivi anche a una legge - conclude -, che non deve però assolutamente escludere la responsabilità di prenderci cura gli uni degli altri".